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RIVER: Interview with La Repubblica


Interview with La Repubblica
La Repubblica
Interview with La Repubblica

Il cane che svela il quesito della Suzy (Lee)

Intervista con Suzy Lee di Ilaria Zaffino TITOLO: RIVER. IL CANE NERO AUTRICE: SUZY LEE

EDITORE: CORRAINI ETÀ: 9- 99 ANNI

PREZZO: 18 EURO PAGINE: 80

Ha sovvertito ogni regola, scritta e non scritta, nell'universo dell'illustrazione. Come per esempio quella di non disegnare assolutamente in mezzo a due pagine affiancate: pratica vietatissima, si diceva, perché disturba la lettura. Lei, invece, del valicare i limiti fisici che un libro può porre ha fatto la sua cifra distintiva, scrivendoci su anche un saggio, La trilogia del limite,

in cui racconta la sua tecnica rivoluzionaria. E dove riprende e svela i segreti di composizione di tre dei suoi picture book più emblematici: L'Onda, Ombra

e Mirror, tutti pubblicati in Italia da Corraini e tutti, poeticamente, senza parole. Ora Suzy Lee, premiatissima illustratrice coreana, nata a Seul ma di base a Singapore, torna con un nuovo libro dal sapore autobiografico, dedicato al cane di famiglia: River.

Perché "River"?

«Era tanto che volevo disegnare e scrivere questa storia: una storia vera accaduta alla nostra famiglia. Un giorno un cane nero viene abbandonato per strada dopo essere stato maltrattato. Viene salvato e affidato a una famiglia con due bambini. La mia. Così questo cane nero senza nome diventa River e diviene parte del nostro nucleo familiare. Da allora, River è stato molto amato. Ma quei momenti felici non sono durati a lungo: la sua nuova famiglia è costretta a partire e River aspetta, triste e solo, il suo ritorno. Sentivo che dovevo raccontare questa storia. Così ho schizzato rapidamente molti disegni cercando di catturare i sentimenti di River. La dimensione di questo libro poi è più piccola dei classici illustrati, proprio come fosse un diario personale. E come un diario vuole essere un racconto della vita di ogni giorno, scritta e disegnata in modo semplice».

Come in tutti i suoi libri, anche qui c'è molto bianco e nero. Solo alla fine subentra l'azzurro. Perché?

«Ho cercato di catturare la gioia e la tristezza di River con semplici disegni al tratto. Un uso limitato del colore attira l'attenzione del lettore, portandolo a riflettere.

Come negli altri miei libri, c'è sempre un significato.

Per esempio, in Ombra, in mezzo a tanto nero il giallo indica il mondo della fantasia. E nell'Onda, quando la bambina torna a casa, il suo vestito da grigio diventa blu: ciò significa che quel che ha vissuto non era solo fantasia. Poiché la maggior parte della storia è disegnata in nero, quando alla fine appare un altro colore c'è sempre un motivo. E questo arricchisce il racconto».

Nelle sue pagine ci sono molti spazi bianchi...

«Tutti gli elementi di un libro — i colori, la trama della carta, la forma — aggiungono significato alla storia, indipendentemente dal fatto che l'autore l'abbia programmato o no. Se c'è abbastanza spazio bianco, vuol dire che hai spazio per respirare. Lo spazio a margine è dove cresce la tua immaginazione. In questo, sono stata influenzata dalla pittura tradizionale coreana dove ci sono più spazi vuoti che parti disegnate. I pittori coreani pensavano che lo spazio vuoto fosse pieno di "nulla", piuttosto che semplicemente vuoto. E con il tempo ho fatto un'altra grande scoperta: poiché i miei libri sono per lo più senza parole e le pagine hanno molti spazi bianchi, i miei piccoli lettori amano scrivere le loro storie tra le pagine. Questo è un altro uso che si può fare degli spazi bianchi!».

Con la sua "Trilogia del limite" si è spinta letteralmente oltre i confini dei libri...

«Un libro è un oggetto talmente fisico, ma tendiamo a dimenticarcene quando lo leggiamo. Pensaci: stai tenendo in mano un libro. È quadrato, circondato da quattro angoli. Lo apri. Ha una rilegatura al centro, altrimenti ogni foglio di carta cadrebbe sparpagliato in terra. Poi mi sono detta: cosa succede se uso la linea di rilegatura come parte della storia dal momento che è lì in ogni caso? Ecco quello è stato il punto di partenza della Trilogia del limite. E questo rende la lettura molto più divertente!».

Linee, L'Onda, Mirror, Ombra. E ora River. I suoi titoli sono sempre di una sola parola?

«È una bella domanda! Ma la risposta potrebbe essere più semplice di quanto si immagina: lo faccio per non rovinare la sorpresa al lettore. E poi penso che un titolo di una sola parola sia più che sufficiente».

Lei ha vinto premi in tutto il mondo. Perché anche gli adulti la amano così tanto?

«Vorrei tanto saperlo anch'io (ride, ndr) ».

A quali autori si è ispirata di più?

«Tutto quel che ho imparato sui libri illustrati lo devo a una miriade di autori. Non ho un unico mentore, ma tra i miei maestri metterei sicuramente Bruno Munari, John Burningham e Gabrielle Vincent. Munari mi ha aperto gli occhi per vedere il libro come oggetto fisico, Burningham mi ha insegnato come vedere la fantasia e la realtà allo stesso tempo e Vincent mi ha mostrato come un disegno semplice ma potente può muovere le menti delle persone e creare una bella storia senza parole».

E quali libri amava invece da bambina?

«Amo ancora oggi tutto ciò che ha a che fare con le immagini: disegni, cartoni animati, foto... qualunque cosa sia!».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

"La nostra immaginazione? Cresce negli spazi bianchi". L'autrice coreana che ha sovvertito tutte le regole dell'illustrazione torna con un nuovo albo, dedicato al cucciolo di famiglia.

Dove riprende e rivela i segreti della sua arte. Compreso un debito: tutto italiano

Bianco e nero. Una delle illustrazioni dall'ultimo libro dell'autrice coreana Suzy Lee, River il cane nero, in arrivo in Italia per Corraini

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